Libertà del cristiano
Infatti io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che dev'essere manifestata a nostro riguardo. Poiché la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio; perché la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l'ha sottoposta, nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio.
Romani 8, 18-21
Nell'anno di grazia (come si diceva una volta) 2020 saranno trascorsi 500 anni dalla pubblicazione, intorno al 20 novembre 1520, della Libertà del cristiano di Martin Lutero, che è uno degli scritti più importanti non solo della Riforma protestante
ma della letteratura cristiana di tutti i tempi [...].
E' dedicato al papa di allora, Leone X, con una lettera di Lutero piena di affetto sincero e di devozione filiale. Se il papa avesse lette questo breve trattato, difficilmente avrebbe firmato neppure due mesi dopo, la bolla con la quale Lutero fu definitivamente scomunicato da quella Chiesa di cui, pochi anni prima, era stato dichiarato «dottore». [...]
Una sitesi perfetta della Libertà del cristiano si trova nelle due celebri proposizioni iniziali che fungono da ouverture dell'intero trattato. «Un cristiano è un libero signore sopra ogni cosa, e non è sottoposo a nessuno. Un cristiano è un servo zelante in ogni cosa, ed è sottoposo a ognuno». Ecco la novità: il cristiano è un uomo libero perchè è, insieme, signore e servo. [...]
La fede cristiana afferma invece che non è libera la persona che sia solo signore o solo servo; lo è quella che è insieme, signore e servo. Infatti, non si è mai tanto liberi come quando, essendo liberi, si serve, non per obbligo, ma come esercizio della propeia libertà; e inversamente, è davvero cristiano solo il servizio reso nella libertà. Una lubertà che non sia anche libertà di servire sarebbe una verità monca, e comunque non sarebbe la libertà cristiana.
Ma perchè il cristiano è libero in quanto è, insieme, signore e servo? Perchè questa è la libertà che Gesù ha praticato e insegnato, non a parole, ma a fatti e in verità, cioè con la sua vita. Egli è stato libero sia come signore sia come servo. Ha detto infatti ai discepoli: «Voi mi chiamate Maestro e Signore, e dite bene, perchè lo sono» (Giovanni 13,13), ma ha poi precisato: «Il Figlio dell'uomo [cioè lui stesso] non è venuto per essere servito, ma per servire» (Marco 10,45). Come Cristo è stato libero in quanto signore e servo, così lo è anche il cristiano in ogni tempo.
Il cristiano, dunque, è un uomo libero.«Siete stati chiamati a libertà» dice l'apostolo Paolo (Galati 5,13), suggerendo che la libertà, più che una condizione umana, è una vocazione divina, una meta a cui tendere più che un traguardo raggiunto.[...]
La prima fondamentale libertà del cristiano è la libertà di leggere la Bibbia. [...]
Ci sono almeno tre ostacoli che la intralciano o impediscono del tutto.
Il primo è quello della lingua. Come si sa, il testo originario della Bibbia è scritto in ebraico (con qualche pagina in aramaico) e in greco. Sono assai pochi nella popolazione mondiale
coloro che conoscono l'ebraico e il greco. Quasi tutti leggiamo la Bibbia tradotta nella nostra lingua. La Bibbia in versione integrale è oggi tradotta il 692 lingue, che equivalgono a 5,6 miliardi di lettori potenziali. Sono dunque oltre un miliardo le persone al mondo che non possono leggere la Bibbia per intero. Il solo Nuovo Testamento è invece tradotto in 1547 lingue. Ma la mondo esistono ben 7350 lingue o dialetti, comprese le 245 dei segni per non udenti.[...]
Il secondo ostacolo è l'analfabetismo. Ci sono ancora al mondo moltissime persone che non sanno né leggere né scrivere. In quei luoghi la diffusione della Bibbia deve andare di pari passo con la creazione di scuole. Questo è accaduto anche in Italia, nell'opera di evangelizzazione svota in diverse località, dove non c'erano ancora scuole elementari pubbliche, si è creata la scuola prima ancora di costruire la chiesa. La possibilità di leggere personalmente la Bibbia era giustamente considerta prioritaria rispetto al tutto il resto. Perciò la scuola aveva la precedenza sul locale di culto.
Il terzo ostacolo alla libertà di leggere la Bibbia sono le autorità politiche e religiose ostili alla diffusione e quindi alla lettura della Bibbia. Queste autorità sono esistite - incredibile ma vero! - anche in seno al cristianesimo stesso: nei secoli bui della Controriforma era vietato ai laici cattolici di possedere e leggere la Bibbia senza l'autorizzazione dl vescovo! Solo dopo il Concilio Vaticano II questo assurdo e infausto ostracismo è finalmente caduto e il possesso e la lettura anche personale della Bibbia sono incoraggiati e praticati da un numero crescente di cattolici. Oggi le autorità nemiche della Bibbia sono soprattutto di matrice islamica in alcuni paesi del mondo dove l'Islam è religione maggioritaria. Lì, esercitare la libertà di leggere la Bibbia può costare molto caro.
La seconda grande libertà del cristiano è la libertà di interpretare la Bibbia.
La Bibbia, infatti, come ogni altro testo scritto e ogni parola pronunciata, ha bisogno di essere spiegata, e per essere spiegata ha bisogno di essere interpretata. Non si può spiegare senza interpretare. Interpretare un testo significa cercare e scoprire, attraverso lo studio delle parole che lo compongono e del contesto in cui sono state scritte, il suo senso, ciò che vuol dire, il messaggio che intende trasmettere. Questo senso e questo messaggio possono essere subito chiari e facili da cogliere, ma possono anche essere nascosti e non immediatamente individuabili, Perciò l'interpretazione è un'opera molto delicata e di grande responsabilità, perché da un lato un testo parla solo attraverso il suo interprete, e dall'altro è il testo che deve parlare, e non l'nterprete!
Ma a chi spetta il compito di interpretare la Bibbia ?
Qui le risposte sono diverse nelle diverse chiese.
Nella Chiesa cattolica, tutto il clero (preti e teologi) interpreta la Bibbia, ma l'ultima parola, quella normativa, spetta al Magistero dei vescovi e del papa (che peraltro, secondo il dettato del Vaticano II, dovrebbe essere sottomesso alla Parola di Dio).
Nelle Chiese evangeliche
i pastori e i professori di teologia svolgono un ruolo di rilievo nell'interpretazione della Bibbia, ma la parola decisiva spetta, anche in questo campo al Sinodo, nel quale s'incontrano ed esprimono tutte le chiese locali. Ma nessun Sinodo, nessun pastore, nessun teologo è infallibile, e soprattutto nessuno possiede in esclusiva il dono dell'«insegnamento» (Romani 12,17). «La Parola di Dio non è incatenata» (II Timoteo 2,9) a loro, e lo Spirito soffia liberamente nella comunità cristiana, dando «a uno parola di sapienza, a un altro parola di conoscenza» (I Corinzi 12,8).
A ogni cristiano, quindi, giovane o vecchio, uomo o donna, di molta o poca cultura, è affidato l'Evangelo di Dio. A ogni cristiano è dato lo Spirito Santo, Maestro interiore che lo guida nella lettura, nell'interpretazione e comprensione della Scrittura. In quanto lettore della Bibbia, ogni cristiano è un suo interprete. Leggere significa sempre anche interpretare. Leggere senza interpretare non ha senso: la Parola non interpretata resta muta. Certo ogni cristiano deve leggerla non come se fosse l'unico a leggerla e capirla, ignorando tutti gli altri cristiani con le loro letture e interpretazioni. La Bibbia va letta, sì, personalmente, ma sempre anche coralmente.
Perciò alla domanda: A chi spetta interpretare la Bibbia? rispondiamo senza esitare: A ogni cristiano, ma non da solo. Però a ogni cristiano, nessuno escluso. Interpretare la Bibbia è una sua gloriosa libertà e una sua alta responsabilità.
La terza grande libertà del cristiano è la libertà di annunciare l'Evangelo contenuto nella Sacra Scrittura.
«Andate per tutto il mondo predicando l'Evangelo ad ogni creatura» (Marco 16,15), L'Evangelo è Gesù, la sua compagnia, vissuto, morto e risorto per noi, la grazia del perdono, la libertà di amare, credere e sperare, la grande fraternità dei figli e delle figlie di Dio, la gioia della riconciliazione, della vita nuova, della vita eterna, la luce nel cuore delle tenebre, la risurrezione nel cuore della morte, la pace nel cuore di mille conflitti, il Regno di Dio vicino nel quale gli ultimi entrano per primi; tutto questo è da raccontare non come sogno impossibile, ma come fatti accaduti e come esperienze vissute.
«Ho creduto, perciò ho parlato» (II Corinzi 4,13): i discepoli che all'inizio balbettatvano appena le parole della fede, hanno poi imparato a «parlare delle cose relative al Regno di Dio» (Atti degli Apostoli 1,3). Gesù infatti «fa parlare i muti» (Marco 7,37). I muti siamo noi davanti ai mille misteri e ai molti drammi del mondo, finché non incontriamo Gesù, che ci dà la libertà di dire, umilmente ma fermamente, qualcosa di bello, di buono, di edificante, di vero: l'Evangelo è proprio questo.
[...] Lutero, nel breve trattato di cui ricordiamo quest'anno il 500° anniversario della pubblicazione, parla della libertà del cristiano al singolare. In un certo senso lo è. Ma abbiamo visto che dentro quest'unica libertà ce ne sono tante altre. Ne abbiamo menzionate tre, ma ce ne sono molte di più, tanto che l'apostolo Paolo non teme di affermare che al cristiano «ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa edifica» (I Corinzi 10,23). Tante libertà! Troppe? No, le libertà non sono mai troppe. Beato chi le conosce e le pratica per l'utilità e l'edificazione comune!
Paolo Ricca, Introduzione a Un giorno una parola Letture bibliche quotidiane per il 2020, Cludiana 2019
torna a "Cosa crediamo"
|